Firenze, 1283. Dante ha 18 anni, sta sempre con Lapo Gianni, che dovrebbe fare il notaio ma si annoia, e Guido Cavalcanti, imbarcato di soldi, discretamente figo ma emo ante litteram. Dante, Lapo e Guido stanno lì a fare rime, sognano la gnocca come tutti i diciottenni di tutte le epoche, e perdono tanto tempo a parlare di niente. Lapo è quello più allegro e probabilmente anche il meno segaiolo, gli altri due non beccano una donna manco a pagarla. E, in realtà, Cavalcanti avrebbe anche potuto pagarla mentre Dante non era messo benissimo. Dante sa già che dovrà sposare Gemma Donati, figlia di Manetto, gente in vista di Firenze. Lo hanno stabilito le famiglie per contratto quando erano bambini. A Dante però piace un’altra, e si strugge.
Si chiama Beatrice Portinari ed è la moglie di Simone de’ Bardi. Dante passa le giornate a scrivere rime per lei, inventa uno stile lirico nuovo, il dolce stilnovo (appunto!) e gioca col volgare italiano per poter ottenere rime sempre migliori e degne di lei. Beatrice però, vuoi perché è innamorata di Simone, vuoi perché Dante era bruttarello forte, non lo fila di striscio. E Dante non può nemmeno correre in bagno a sfogarsi poiché i bagni non c’erano. Per cui era frustrato, nervoso, con le occhiaie e tendente all’incazzatura apocalittica. Lapo glielo diceva a quei due asociali “trombate giovini, che qui ancora si muore presto e male!” e Dante un giorno rispose “Deh Lapo, te tu che pensi vo’ fare io colla Beatrice? Giocare a FIFA1283?”. Beatrice però fa la sostenuta e in un’occasione deride Dante mentre lei passeggia con le amiche. Dante non trova di meglio da fare che scriverci una poesia. Abbiamo dovuto studiare un normale rifiuto di una donna ad un uomo come “l’episodio del gabbo”. Fate voi. Uno normale sarebbe tornato a casa a trombarsi la moglie, sua o di qualcun altro, per dire. Dante però è uno coriaceo, non molla e insiste. È bravo con le parole e punta su quelle. D’altra parte è un cesso, sposato e spiantato, in rotta con i vertici di Firenze e sempre incazzato, se non avesse avuto talento letterario sarebbe stato un dramma umano. E insomma…insisti oggi, insisti domani…Beatrice cede.
Dante la porta in campagna e finalmente si consuma. Torna a Firenze e annuncia la presa della Gnocca. Cavalcanti lo guarda schifato (era un tipo spirituale, Guido, leggiadrissimo), Lapo è raggiante: era ora deh! Si fa raccontare com’è andata: Lapo: allora Dantuccio, oh che si dice? Com’è la Bea ignuda? Dante: ha due poppe a pera che quel figlio di cagna del Bardi ci deve morì in mezzo! Succhia bene, tra l’altro. C’ha un po’ le chiappe molli, mangia troppi carboidrati penso. Lapo: Dante te con queste menate del controllare tutto, la segui come un’ombra da quando eri bambino e adesso rompi il cazzo per le chiappe! Diobono Dante, sei coglione davvero te! Quand’è che la rivedi? Dante: …rivedo? Chi? Lapo: al tu’ babbo sottoterra Dante! Dante: ma un penso miha che la rivedo eh…ormai s’è fatto. Carina, bravina, ma c’abbiam famiglia. Lapo: …lei lo sa? Dante: se ne accorgerà, non le rispondo al telefono, tanto più che non esiste ancora. Lapo: non sapevo che eri così stronzo Dante, sei lì a scrivere quanto fa male l’amore e poi ti passa tutto con la trombata. Ebbravo. Dante: tranquillo deh, sta fregola dello scrivere m’è passata. Ho famiglia ti dico, c’ho mezza Firenze che mi vo’ fa fuori, non posso perde il mì tempo con codeste bischerate, la Gemma mi spompa i coglioni da dì a sera, è finita. Interviene Guido, attonito per la scelta. Guido: deh Dante, guarda che te sei bravo, non dovresti miha mollar per la fiha. Sempre detto che le donne succhian l’uccello e pure tutto il resto. Dante: sta’ sereno Guidino, resti l’unico vero poeta del trio. Sarai contento no? Guido: eh no Dante, avevi iniziato quegli studi sul volgare, oh che si fa ora? Si lascia così? Dante: te Guido parli hosì perché mi vuoi bene ma un sarei miha stato il babbo della lingua volgare di codesto Paese! Un vedi che qui ognun pensa per i fatti suoi? Ti pare che a Palermo e a Milano potran mai parlare la stessa lingua? Ci voglion settimane ad arrivar da un capo all’altro, e qui si parla dialetti diversi da hasa a hasa. Fa l’omino ammodo Guido, nessuno di noi era destinato a cambiar qualcosa nella storia. E fu così che Dante non scrisse la Divina Commedia, la Vita Nova, il De Vulgari Eloquentia, De Monarchia, Le Epistole, non studierà i dialetti, non romperà l’anima con l’esilio perché quando si è rilassati dopo al trombata un accordo si trova sempre, resterà a Firenze, a cornificare Gemma fino al 1321, anno in cui comunque morirà. Quello resta invariato. Come pure Beatrice morirà, ma non a circa 25 anni nel 1291 come riporta la sua incerta storia, ma nel 1285, dopo che Dante non le ha risposto più al telefono. S’è annegata, Beatricechiappemolli, perché Dante le aveva detto che non l’avrebbe lasciata mai e l’ha lasciata subito.
Aveva detto pure che avrebbe studiato il miglior volgare da lasciare all’Italia ma poi s’è messo a fare il commerciante di materassi e lasciò stare. Per cui in Italia non c’è lingua. Non ci sarebbe stata, se Beatrice l’avesse mollata a Dante. Abbiamo un Genio letterario che ha lasciato opere immortali e studi fondamentali sulla Lingua Italiana che non sarebbero mai esistiti se Beatrice fosse stata un po’ più disponibile e infedele a Simone. E poi vi stupite di Berlusconi.