L’amore è un discorso, amico mio, è un feuilleton, un romanzo, se non si scrive nella testa, o sulla carta, o in qualunque altro posto, non esiste, resta a metà; non smette di essere una sensazione che si è creduto sentimento…
Foto: Millennium Images – Art Director: Cecilia Flegenheimer e Francesco Marangon – Graphic DEsigner: Cristopher Moisan |
Prendiamo Lima, Lima capitale del Perù, nel 1904. Lima, capitale del Perù, fa da sfondo alla vita di migliaia di persone, molti poveracci, molti sfruttati, qualche ricco. Ricchi di nascita e generazioni, ricchi da poco e a costo di vite altrui, ricchi solo per titolo nobiliare e senza più un sol ma che possono vantare ascendenze eroiche.Prendiamo questa Lima che acceca, questa Lima a tratti balorda e a tratti piena di luce, dove le puttane e gli operai e le ville e le signorine oneste e i giovanotti galanti e gli studenti universitari si mescolano senza quasi sfiorarsi.
Sotto il cielo di questa Lima, nel 1904, ci sono anche José Gálvez e Carlos Rodríguez, appena ventenni, ricchi, annoiati, studenti di Legge perché così deve essere così sia e così sarà ma che vivono col sacro fuoco della poesia nell’anima. Come tutti i ventenni di tutto il mondo in tutte le epoche, chi più, chi meno.
José e Carlos, ricchi, amici e coetanei, ma decisamente non in posizione paritaria perché Rodríguez senior è un arricchito, uno che ha fatto affari col caucciù, uno che ha spedito e mantiene da anni in Spagna uno studioso che possa rintracciare un qualche antenato degno di nota e non solo quella massa di straccioni, delinquenti e contadini che sa essere la sua famiglia limegna.
Carlos ha imparato a far le facce, Carlos ha imparato a contenere i sentimenti e atteggia il viso in base all’occasione, come un tessuto che s’appiccica addosso quando c’è umidità: faccia triste, faccia allegra, faccia accomodante. Faccia accomodante, sorridente, quasi sempre. Il papà di Carlos temeva che il ragazzo diventasse finocchio, perché i gay nel 1904, a Lima, non c’erano, c’erano i finocchi, quelli sì. E non c’erano le escort ma c’erano le puttane, da sempre e sempre ci saranno, a Lima come altrove. Per i 13 anni, Carlos riceve in regalo la verginità di una coetanea polacca pescata chissà dove e che costa 400 dollari. Era necessario diventare uomini e mettere da parte quella roba deviata che è la poesia. Carlos allora legge e compone di nascosto, insieme a José, che invece è ricco ma anche pieno di antenati di prima qualità, il che lo lasciava avere sempre l’ultima parola.
Rifugiati in una soffitta a pezzi, in un quartiere abitato da cinesi laboriosi e silenziosi, José e Carlos immaginano la vita, inventano storie, deviano dal percorso che le loro famiglie hanno scritto e sanno bene che solo ora, in quell’attimo, possono provare ad avere un’aspirazione personale, diversa.
Vivere in Perù nel 1904 significa anche avere difficoltà a reperire un libro, a far arrivare una comunicazione. Carlos e José adorano Juan Ramón Jiménez, poeta che è quasi un loro coetaneo eppure già noto, apprezzato, celebrato, futuro premio Nobel ma questo, Carlos, José e probabilmente anche Juan Ramon, neanche lo immaginano. Scrivono al poeta per avere delle copie dei suoi scritti, ma vengono ignorati. Come convincerlo ad ascoltarli? L’espediente narrativo è uno, semplice, elementare: fingersi una giovane limegna, toccata nell’animo dalle liriche di Juan Ramón. L’espediente funziona e il poeta risponde: nasce così Georgina. Carattere e tratti somatici plasmati sulle poche donne e le tante puttane conosciute, con Carlos alla penna. Perché Carlos, con grande terrore del padre che in quei segni vedeva tutta la devianza del suo erede, aveva una scrittura svolazzante e femminea, adatta a Georgina. Proprio per il giovane Rodríguez, Georgina avrà un significato assoluto, vero faro che lo aiuterà a conoscere se stesso e a diventare, almeno in alcune circostanze, il vero Carlos, e non il ragazzo che prova le espressioni davanti allo specchio.
Il carteggio inizia e diventa sempre più fitto, ad ogni attracco di nave, Carlos e José tremano, in attesa delle risposte del poeta spagnolo, intenzionati a ricevere una poesia ispirata da loro, cioè da Giorgina. Georgina che, da espediente, inizia a diventare vera e la situazione, a questo punto, sfugge di mano: dove comincia l’artificio letterario e dove finisce? Quant’è lecito andare oltre? Georgina diventerà anche stella polare d’un’amicizia mai stata davvero tale, con un cavaliere e un vassallo a far da protagonisti, non solo progettata e falsa musa d’un poeta ignaro e raggirato.
Juan Gómez Bárcena, nato a Santander nel 1984, vive e insegna materie letterarie a Madrid. |
Juan Gómez Bárcena, classe ’84, è l’autore di questo romanzo che parla di poesia, certo, ma nel modo in cui tutti noi possiamo capirla. La poesia intrinseca nell’amore che vorremmo vivere, quello sognato, e quello che poi è reale, anche se ha la faccia di una puttana polacca terrorizzata. È la narrazione di un’amicizia, degli stereotipi duri a morire che spingono alcuni sempre un passo indietro, dalla classe sociale all’orientamento sessuale. È un’ode alla fantasia, alla gioventù che inventa, cerca di uscire dal campo delimitato da altri anche se sa, sa bene, che oltre un certo punto non sarà consentito andare. È la ricostruzione, profonda e ironica, di due menti che cercano di volare e trovare una dimensione pur sapendo già come andrà l’atterraggio. Per certuni il futuro, nel 1904, era già scritto, a volte anche nel 2016.
E poi, ancora, le vivide immagini dei contrasti interiori e interni, gli intellettuali e gli istruiti in bilico perenne tra l’ammirazione per la Spagna e la volontà di costruire una cultura autonoma, senza influenze dell’odiato e amato colonizzatore; l’atmosfera di quegli anni, gli indios sfruttati e ammazzati come se fossero nulla e non uomini, risvolti storico-sociali che servono a Bárcena per delineare meglio il peso interiore dei due ragazzi, il loro vissuto, persi, felici, ricchi, annoiati, inclini allo spleen e col cuore gonfio di vita sotto il cielo di Lima. Sentimenti che solo a vent’anni si possono provare.
Un romanzo scorrevole, che inchioda all
e pagine, impossibile fermare la lettura. Lo stile, pungente e mai banale, ha un ritmo elevato, la trama appassiona, con momenti in cui è impossibile non chiedersi “e ora cosa farà?”, spingendo il lettore a voltare subito pagina.
Per “Il cielo sopra Lima“, l’autore Juan Gómez Bárcena ha vinto il premio “El Ojo Crítico de Narrativa” nel 2014. Nel 2016, Frassinelli lo porta finalmente in Italia, tradotto da Enrica Budetta. In questa pagina della Sperling&Kupfer potrete acquistare il romanzo del giovane professore spagnolo.
Titolo: Il Cielo Sopra Lima
Autore: Juan Gómez Bárcena
Editore: Frassinelli
Traduzione: Enrica Budetta
Anno: 2016
Prezzo: 19,50€
Ebook: 9,99€