Quando Vladimir Nabokov insegnava letteratura negli Stati Uniti, gli toccava pure spiegare Franz Kafka, a volte.
Arrivati a “La Metamorfosi“, nasceva il problema di spiegare la traduzione dei due termini in tedesco che Kafka aveva usato per raccontare la metamorfosi di Gregor Samsa, entrambi generici, da riferire a un insetto non specifico.
Gregor non era uno scarafaggio perché Kafka non volle mai dargli una connotazione lineare e non accettò che sulle copertine delle prime edizioni del racconto comparisse un insetto.
Voleva lasciare al lettore la possibilità di immaginarlo ma, poiché Nabokov non era l’ultimo degli stronzi e “La metamorfosi” l’aveva letto davvero, avvicinò la figura di Gregor a un coleottero gigante, di dimensioni umane.
I coleotteri hanno quasi tutti le ali atte a volare.
Se Gregor l’avesse saputo, si sarebbe salvato.
E Nabokov, che non era l’ultimo degli stronzi, s’è detto, lo faceva notare mentre insegnava letteratura negli Stati Uniti: se sei il primo a non conoscere le tue doti e le tue risorse di sopravvivenza, crepare malissimo è la conclusione più probabile.
“Come un cane”, direbbe Josef K.