C’era l’embargo ONU verso lo stato balcanico, però, per cui le autorità statunitensi gli spedirono un bel documento ufficiale in cui lo invitavano a starsene a casa.
Poiché nessuno mette Bobby Fischer in un angolo, Bobby Fischer sputò pubblicamente sul documento e andò in Jugoslavia per giocare a scacchi contro o con Boris Spasskij.
Si dice che lui, Bobby Fischer, avesse l’Asperger. Sputare su un documento che limita le manifestazioni sportive e i movimenti di cittadini liberi è una forma d’autismo.
Gli Stati Uniti ebbero una reazione moderata contro il dissidente forse autistico sicuramente un po’ stronzo Fischer, come ci s’aspetta da una democrazia evoluta, no?, ovvio, non usano certo i metodi di dittatori tipo la neo bonanima di Fidel Castro, quindi gli USA, democraticamente, emisero un mandato d’arresto, democratico, contro Bobby Fischer, quello che aveva sputato su un foglio di carta durante una conferenza stampa.
Ça va sans dire, Bobby Fischer non tornò più nei democratici Stati Uniti e però lo arrestarono comunque, 12 anni dopo a Tokyo, per delle irregolarità sul passaporto. Venne rilasciato mesi più tardi grazie al governo islandese che gli concesse un passaporto in regola e ospitalità.
Boris Spasskij scrisse una lettera all’allora presidente americano, agosto del 2004, che ricorderete essere quel sottile intellettuale e sempre democratico George W Bush. Chiedeva la grazia, chiedeva la clemenza, chiedeva altrimenti di essere trattato esattamente come Bobby Fischer e d’essere messo in cella con lui.
Quella grazia, quella clemenza, o quel pari trattamento per Spasskij, non arrivarono mai, e Bobby Fischer morì in Islanda se vogliamo esule, se vogliamo dissidente, se vogliamo perseguitato, se vogliamo non graziato.
Era il 2008.C’era ancora il delicato intellettuale texano.
Bobby Fischer in quell’anno che era il novantadue non giocava a scacchi in pubblico da vent’anni e mai più lo fece.
Per dovere di cronaca seppur a margine e alla fine chissenefrega, Bobby Fischer s’aggiudicò la rivincita del XX secolo contro Boris Spasskij.
Nella Jugoslavia in ginocchio a causa dell’embargo ONU.