C’è un punto, verso la fine de “Il Vangelo secondo Gesù Cristo”, in cui Gesù si trova seduto su una barca, con Dio e il Diavolo. Gesù cerca di far leva sull’amore dell’illustre genitore per fare in modo di non finire dolorosamente crocifisso come l’ultimo degli stronzi, vista anche la parentela d’un certo prestigio. Gesù ci prova, argomenta, mostra come sarebbe più utile da vivo che da morto, fa notare il nutrito codazzo che s’è formato in quei pochi anni di predicazione, ma niente. Dio ha già stabilito di sacrificarlo, esattamente come farebbe con l’ultimo degli stronzi, perché il marketing del dolore tira e lo ha sempre fatto. A posteriori, non possiamo che dare ragione a Dio, visto il miliardo di clienti affezionati al brand.
Dio durante la discussione parla poco, tanto è Dio e ha deciso, che vuoi discutere, di pizzeffichi, però ad un certo punto la cosa saggia la dice, sparata dritta dritta in faccia a Gesù, che non la smetteva di vantare e contare i suoi successi.
La frase è: «vincerai tutte le battaglie, ma perderai la guerra».
Come tutti. C’affanniamo, ma tanto finiremo tutti per perdere la guerra. Non avremo neanche il conforto di vincere tutte le battaglie, tra l’altro. Perderemo spesso, perderemo tanto, per arrivare all’ultima tappa e fallire in modo ancora più rovinoso e decisivo.
Perderemo spesso, perderemo tanto.
Crocifissi o meno, perderemo tutti, come l’ultimo degli stronzi.